Nell'immaginario comune lo stalker è uno sconosciuto che, nascosto nell'ombra, alimenta l'ossessione per la propria vittima. Questa ossessione può tradursi in comportamenti più o meno invasivi, come il tentativo di ottenere informazioni riservate, gli appostamenti continui o le molestie via social. Nella realtà dei fatti, il reato di stalking è spesso compiuto da una persona conosciuta: normalmente le vittime di stalking sono legate al proprio persecutore da una stretta relazione affettiva, come nel caso di un ex partner geloso incapace di accettare la fine della relazione. Tipicamente, le molestie tendono ad aggravarsi nel tempo: entrare nel mirino di uno stalker significa non avere più la propria serenità Come accennato, nella maggior parte dei casi lo stalking è un reato legato a familiari o ex partner. Più nel dettaglio si definisce come un insieme di atti persecutori ripetuti, tali da causare nella vittima uno stato di ansia, disagio e paura per la propria sicurezza e per quella delle persone care. Questo tipo di reato può comportare un carico di stress elevato e un danno esistenziale importante. Alla lunga, le vittime di stalking possono dover modificare le proprie abitudini quotidiane: ad esempio, possono trovarsi nella necessità di cambiare tragitto, trasferirsi in un'altra abitazione, ricorrere a eventuale supporto psicologico o terapie farmacologiche per contrastare stati ansia e crisi di panico causati dalla condotta persecutoria. Se le molestie si fanno serie, è il caso di valutare la denuncia per stalking per tutelare la propria incolumità.